Osservare, sentire empaticamente, restituire
Quando nacque la prima Porta Verde nel ’93 a Mestre come uno spazio di prevenzione chiesi aiuto ai politici e amministratori che però avevano difficoltà a capire che non c’erano attività specifiche sul “fare” quando piuttosto il contrario. Il concetto di Ascolto, all’epoca, era destinato ai confessionali o a strutture legate a patologie più gravi, per fu necessario approfondire questo concetto.
Ascoltare significa saper osservare, avere uno spazio mentale libero all’altro, una capacità empatica a sentire quello che ci muove la persona che abbiamo di fronte e saperla poi restituire, con le nostre parole a quella persona.
Grazie all’insegnamento della Tavistock Clinic di Londra imparai la tecnica dell’osservazione e la misi a frutto, dal 1992 ad oggi, in un seminario sulla Sensibilzzazione all’Ascolto alla Facoltà di Medicina di Bobigny, Paris 13, insieme all’insegnamento nel D.U. sulla Psicopatologia del Neonato.
Il mondo dell’infanzia, i genitori, la scuola (a partire dall’asilo nido) sono organismi che gravitano insieme e necessitano di informazione e formazione continua. Oltre il lavoro di psicoterapeuta per adulti, continuo tutt’ora la supervisione di personale che si occupa di bambini, in Italia e all’estero.
Occuparmi di spazi fisici, Le Porte Verdi, che sono anche spazi mentali, spazi di accoglienza, di ascolto e quindi di cura, ha portato la riflessione sul come costruirli, arredarli, renderli armoniosi con i bisogni profondi di chi li abitava. (bambini, genitori, operatori).
Spazio immaginario, spazio fisico e mentale, costruzione dell’identità, sentirsi esseri fragili o fuori luogo mi ha naturalmente portato ad interessarmi alla casa, al significato archetipale, poetico, simbolico e identitario di questa potente metafora di noi stessi.