
La mia storia professionale comincia a cinque anni, quando volli stringere la mano ad un adulto. Non facevo che riprendere i gesti delle persone intorno a me.
Questi mi diede un buffetto sulla testa ed io rimasi con la mano sospesa nel vuoto. Ricordo ancor oggi, il sentimento di disagio ed umiliazione nel rimetterla nella tasca. In quel momento non esistevo. Da lì capii che gli adulti non capiscono i bambini.
Forse per questa consapevolezza iniziale più tardi mi sono laureata in Psicologia, seguendo una formazione psicoanalitica, specializzandomi successivamente nella cura dei bambini molto piccoli.
Quello che mi interessava era comprendere come si costruisce l’identità di una persona, il percorso dalla dipendenza all’autonomia del corpo e del pensiero.
Poiché la costruzione della casa, nello studio del terreno e nella cura nel mettere una giusta quantità e qualità di cemento nelle sue fondamenta per renderla solida ha un’assonanza con la costruzione della nostra identità, che si poggia su un terreno famigliare e beneficia del cemento affettivo dei primi anni di vita, l’interesse attuale mi spinge a studiare le connessioni tra identità e casa, tra necessità primarie e architetture riparative approfondendo temi che poi hanno dato vita alla nuova disciplina denominata psicologia dell’abitare.
Nulla è più identitario, in fondo, di una casa e a seconda di come la scegliamo, o come l’abitiamo, potremo capire la parte più intima di noi stessi.

A chi posso essere utile
L’architetto, il progettista, l’interior/exterior designer, l’agente immobiliare e chiunque abbia a che fare con lo spazio abitativo inteso non solo come “casa” ma come luogo in cui le persona trascorre il proprio tempo e la propria vita.
Case certamente ma non solo, luoghi di lavoro e di studio, luoghi di cura e di benessere.
La casa è un potente strumento terapeutico se viene capita e utilizzata con una consapevolezza nuova.
Le case parlano di noi: dei nostri sogni, paure, speranze. capendo meglio cosa gli spazi significhino per le persone, aiuta da un lato, gli architetti a progettarli meglio e dall”altro aiuta chi li abita a viverli appieno.
Le architetture del futuro dovranno quindi tenere conto di questo bisogno di integrazione psicologica e strutturale
Investire nel capire profondamente qual è il vero sogno di vita del proprio cliente, che avrà molto a che fare con le sue problematiche personali e nel capire come affrontarle. E non sarà necessariamente la prima cosa che il cliente chiede, perché siamo spesso influenzati dai dettami della moda e della società.
L’architetto, il progettista, l’interior/exterior designer, l’agente immobiliare, non possono certamente fare gli psicoanalisti. Però la relazione che creano con loro committenza può essere simile a quella terapeutica, saper andare fino in fondo nell’esplorare non solo cosa si vuole ma perchè.
Come posso esserti utile
«Abitare è abitarsi»: progettare una casa felice si può, guardandosi dentro
Come trovare un nuovo benessere domestico, per creare una rinnovata geometria di noi stessi, più in sintonia con i nostri bisogni e con la nostra poetica interiore?
Da un ascolto maggiore alle nostre esigenze profonde, dalla capacità di osservare, cambiare, modellare lo spazio alla ricerca di un sottile godimento: ricordandoci che attraverso i gesti che compiamo controlliamo le ansie del nostro mondo interiore, lisciamo le asperità della vita come lenzuola su un letto.
Migliorare la nostra capacità di ascolto risulta quindi fondamentale per cogliere le esigenza più profonde ed autentiche.
